
Tessi sulle mie mani
tra tendini di cotone
trame di geni arcani
e fibra accidentale;
hanno ossa di cartone
– in questa maglia esistenziale –
le vite degli umani.
E poi poni
due lune di bottone
madreperla, da imbastire
su quelle bocche vane
in cui i polsi
vanno a gridare.
Tessi e ricama e poi
incrocia, così
figlia mia.
Disse Madre essenza
potenziale infinita
alla figlia più cara,
Entropia.
Con questa poesia vorrei introdurre il nuovo racconto immenso a cui sto lavorando – “Due occhi di madreperla” – di cui questi guanti saranno i protagonisti: metafora dell’esistenza umana, qui sono inseriti in un contesto assolutamente metafisico.
Siamo combinazioni uniche. Geni (e accadimenti), entropia e energia potenziale.
n.b. i guanti in foto appartenevano alla donna che si prese cura di mia nonna quando era piccola, sono stati fatti a mano forse più di 70 anni fa…
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Nice shot!!
:D grazie
;)
wow
Meravigliosi questi guanti! Apprezzo molto le assonanze e le immagini evocate, complimenti.
P.s. Nel mio blog c’è un componimento intitolato “Gli orecchini”: questo e quello starebbero bene insieme in una raccolta di poesia ispirata agli accessori ;)
davvero, ora che l’ho riletta me la ricordo! :)
bella idea!
Onda raffinata, musicale, piena eppur evanescente. Davvero, davvero brava.
grazieee :))
gradita sorpresa il tuo blog……
complimenti…..
marcello
:)) gradito commento il tuo!
grazie rebecca……
marcello
Dunque dobbiamo aspettarci un racconto speciale come speciali sono quei guanti.
Nell’atteso dico che la poesia è live, intensa e molto musicale. Complimenti
Spero davvero che lo sia!
Nel frattempo ti ringrazio molto di questo apprezzatissimo parere
Ma credo di sì!
BELLISSIMA
Sono contenta che tu stia seguendo il mio blog, altrimenti non avrei potuto visitare il tuo di blog, che trovo davvero molto poetico. Meravigliosa assonanza di immagini e parole: sarò un’assidua frequentatrice. Grazie e buona domenica.
Graziee, davvero molto gentile! :))
mi piace l’idea che il ricamo ordinato dei guanti (una trama metodica di filo accidentale) costituisca una sorta di gabbia entro cui conseguire una temporanea vittoria contro la divina entropia, che sarà anche figlia, ma insieme è pure madre e spirito santo, eh, ovvero è *trina* (di pizzo, ricamo a meletto).
detto questo, m’incanta soprattutto il primo verso per l’idea sottesa che, per quanto il cervello umano aneli all’ordine, le mani siano armi formidabili al servizio dell’entropia e che come tali vadano “ingabbiate” in una maglia guantata rigidamente strutturata.
: )
beh, scusa il mio delirio, ma il grado di disordine del mio sistema cerebrale aumenta sempre (o, almeno, aumenta dopo una lunga giornata di lavoro)…
Bellissime le foto e il collegamento con i testi.
Complimenti. Faccio una cosa simile su Flickr, anche se le parole in quel caso non sono mie ma pure e semplici citazioni e/o canzoni.
E’ bello scoprire di non essere l’unico che cerca di trovare un punto d’incontro tra varie arti.
Modo di scrivere assolutamente originale…. entri nelle cose! Bravissima! E poi…c’è l’entropia, cosa faremmo se non ci fosse? :)
non potremmo cambiare, né nascere, o morire…
grazie :) !
L’ha ribloggato su kenzokymura.
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Mi piace moltissimo Rebecca ciò che scrivi, come lo scrivi, le immagini ” quantistiche” che trasmetti!!! Grande!