Cap. 1 Uno sguardo non sguardo

Quelle pietre sono cilindriche, corpo irregolare, levigato, materiale arenario. Ma la caratteristica più importante è il foro sopra una delle estremità, più o meno profondo, un buco circolare. Perfetto nelle proporzioni, imperfetto nella fattura. Non è il frutto di un’azione meccanica. É una costruzione lenta e ponderata.

Io in piedi, cappotto nero fra le dune della spiaggia de La Concha. Ho le tasche piene. Ne raccolgo ogni esemplare significativo. Ricordano dei bozzoli, come le costruzioni della vespa vasaia ma il materiale è solidissimo. Gli insetti non possono costruire una struttura del genere.
Un elicottero vola basso a circa 400 metri di distanza. Lo sento avvicinarsi. È impossibile ignorarlo, il suo rombo scuote l’aria, la riempie di inquietudine. Percorre la costa e poi vira verso terra, un cerchio ampio una, due volte, tutto intorno a La Concha, poi il raggio si restringe, scende lentamente a vite. Il centro del suo cerchio potrei quasi essere io. 

Lo osservo attenta perché non capita spesso di vederli così da vicino, potrei quasi individuare la sagoma del pilota. Mi piacciono gli elicotteri perché mi ricordano gli insetti, o forse perché mi ci fanno diventare.

Smetto di raccogliere le pietre, smetto anche di guardarmi intorno, non muovo un muscolo. Ho la sensazione che stiano osservando proprio me, forse è proibito raccogliere queste strane pietre. Oppure semplicemente sono l’unica figura che può destare sospetto sopra una spiaggia bianca piena di nudisti, probabilmente appaio loro come un misterioso totem nero. 

Non c’è dubbio, mi stanno davvero osservando, rallenta, forse dice uno dei due, scendi ancora un po’, devo capire cosa diavolo sta facendo. Il portellone dell’elicottero è aperto, si intravede il cielo dall’altra parte, un uomo è seduto quasi cavalcioni, spero sia legato bene. Intravedo la macchia chiara del suo viso che viene interrotta da qualcosa, un binocolo. Il brevissimo flash del sole sulle lenti è quasi un tonfo al cuore.

Io e quell’uomo ci guardiamo, lui vede me, io intravedo lui che osserva me. Mi sento inerme, non posso nascondermi e rimango immobile. Va bene, guardami pure non ho altra scelta. Distendo il viso e gli occhi. Potrei quasi accennare un sorriso. Tanto non puoi vedere le pietre che ho in tasca. 

Uno sguardo non sguardo durato appena tre secondi, ma io sono sfinita. Quei due occhi di vetro mi hanno ricordato la mia perenne sensazione di essere colpevole. Un prurito quasi attraente. Forse mi spiace un po’ che abbia smesso di guardarmi. 

Posato il binocolo il suo viso è tornato una minuscola macchia chiara. La sagoma sale di quota, verso est, dentro il suo solido ventre d’ insetto.

Da un breve soggiorno a Fuerteventura.

(Questo è il cap. 1 del mio primo romanzo)

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8 risposte a “Cap. 1 Uno sguardo non sguardo

  1. Mi è piaciuto veramente molto! Quella caratteristica di estrema introspezione che avevo intuito dalla lettura delle tue precedenti pubblicazioni, in questo racconto assume finalmente una connotazione soggettiva (e in un passaggio anche fragile) messa in relazione con il mondo reale circostante al ”se”. Veramente molto brava.

  2. “Mi piacciono gli elicotteri perché mi ricordano gli insetti, o forse perché mi ci fanno diventare.”
    questa frase mi è rimbalzata in testa per giorni come una pallina rimbalzina, anche lei senza controllo: entrambe mai mi son stancato di vederle rimbalzare.

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