Intuizioni atomizzate

Vorrei rifugiarmi dentro una storia compiuta, perfettamente strutturata, con valli disegnate tutte intorno e colline che si incastrano nettamente; coi ruderi disposti dove la composizione più vi aggrada, e certi esseri perfettamente interessanti che pascolano, al momento giusto, vivendo un’esistenza consequenzialmente stabile.

Basterebbe soffermarsi su uno o un altro punto dello scenario per pescare azioni e poi storie, anch’esse così bene incastrate ed esattamente chiare poiché la luce ben si confà alle loro protuberanze. La luce, appunto, sparpagliata ovunque per scandire il tempo con le sue fasi naturali.

Piacevoli, quelle storie con quei personaggi, perché iniziano e si concludono proprio come statue, e hai tutto il tempo per affezionarti (o provare pietà). In esse il racconto si fa torrente, docile comprensione immersiva sotto la quale proteggermi. Da cosa?


Dalla nebbia. Questa nebbia che in verità ammutolisce i pori e sfalda la chiarezza; non distrugge, scioglie soltanto, e non c’è scampo per ombre o flussi che persuadono i pensieri lungo alvei liscissimi. La nebbia intinta di guazza inghiotte la mia finestra tutta intera. Nebulizza la volontà di pensare, il potere di capire.  Allora gli esseri non sono, le colline nemmeno. Tutta l’aria non è. Ovunque è solo il tempo senza dimensione, omogeneo e immobile.

Vorrei rifugiarmi dentro qualcosa che non sia questa nebbia, ma non posso. Perché lo spazio stesso non è spazio, niente ha profilo o confine; e il ritagliarsi un bacino di realtà richiederebbe uno sforzo interminabile assolutamente vano (come costruire con la sabbia asciutta).

Magari è meglio – mormoro fra me e me – piuttosto che un paesaggio vivido di abitualità, questa finestra senza sguardo, fra la nebbia in cui non fare, non parlare.


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42 risposte a “Intuizioni atomizzate

      • Ho appena visto il tuo like al mio commento per cui, molto testardo, ti domando gentilmente il reblog di questo tuo racconto/articolo “Intuizioni Atomizzate” (con tutte le dovute attribuzioni e links e, perchè no, una sana divulgazione de “I Racconti Della Controra”) per domenica prossima alle 21. Spero di non finire cestinato nello spam, comunque sia, grazie e buona serata.

    • purtroppo tutti i tuoi commenti finiscono sempre automaticamente nello spam, non so perché, infatti li vedo sempre parecchi giorni dopo, comunque fa pure! nessun problema per me :)

  1. Ti avevo già scritto un commento ma forse è finito nello spam. Innanzitutto trovo elegantissimo questo racconto, difatti, in secondo luogo, ti volevo chiedere il permesso di ribloggarlo martedì sera con tutte le dovute attribuzioni e links e la citazione del tuo libro. Per il momento grazie e buona notte.

  2. Purtroppo è la terza volta che scrivo un commento ma misteriosamente scompaiono: innanzi tutto volevo complimentarmi con te per la lirica scorrevolezza di questo scritto, poi ti volevo chiedere se potevo ribloggarlo mercoledì su LeMieCose con tutte le dovute attribuzioni, links e riferimenti al tuo libro…

  3. Ci riprovo per l’ennesima volta…adoro questo tuo racconto e mi piacerebbe chiederti di ribloggarlo, ma i miei commenti scompaiono, non vorrei che finissero (spero inavvertitamente) nello spam…

  4. amo la nebbia anche se ha ucciso molti amici cari, viaggiatori e parenti. Parlarne mi spaventa, ma amo camminarci dentro fino a perdermi e urlare AIUTOOO!! Mi piace e mi spaventa di più se dentro non c’è nessuno che mi indichi il futuro dal quale sono pervenuto, fidandomi a memoria. Ho gli occhiali. Con la mascherina obbligatoria è sempre nebbia fitta. Ho sbattuto la testa contro un palo della luce spento (bernoccolo); ma sono padano e la nebbia è il mio limbo, la placenta materna che mi avvolge, la cataratta dei poeti antichi, dei Vate, imparando a guardare il passato e il futuro che altri non vedono e nemmeno io. Nella nebbia svaniscono le ombre, poi… i passi annunciano l’arrivo di un ombra solitaria avvolta di lana “buon giorno” o “Buonasera” … ah! sei tu” SI .. ciao! e se ne va. Resto solo con me stesso in attesa di un altra ombra amica che s’avvicini, e cammino in strade che non so. Ma la nebbia non proietta ombre, tutto si scontorna ombra chiara, sagome ritagliate da un presepe. Un limbo. La tua finestrella la riconosco anche mia, è uguale, l’hai comperata dalla stessa fabbrica mia? Mi siedo davanti lasciandomi illuminare nella lettura fino a quando la nebbia si spegne di luce da se, lasciandomi in silenzio a riflettere sulle sfere illuminanti del pensiero letto, a letto.

  5. cmq si mi è sfuggito per colpa del correttore del cellulare scrivendo troppo distrattamente, volevo dire prosastico(in prosa) non prosaico(meschino etc). anche se una cosa sarcastica ci stava anche… sopratutto perché ora ti starai facendo grasse risate fino a capodanno alle mie spalle :-D, oltretutto manco so editare i commenti su sto cavolo di blog. :-D ora vado un attimo a nascondermi dalla vergogna :-D

  6. Pingback: INTUIZIONI ATOMIZZATE, di Rebecca Lena – alessandriaonline·

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