Anafore – In Gaps & Patches

Proprio mentre tornavo a casa, oggi pomeriggio, ho voltato il capo verso ovest: un banco di pioggia battente solcava gli ultimi bagliori di sole. Sul fondale verde scuro della collina ogni singola linea si definiva per tratto e velocità. Fitto. Un muro di segni bisbiglianti, codici inesprimibili, pettinati in controluce. Il contenuto del mio petto è balzato fino in gola, gli avambracci hanno sussultato, solleticati da una serie di brividi invisibili. 

Probabilmente il mio sguardo non è durato che pochi secondi, ma quei segni di acqua, di polvere, di luce rifratta, li porto ancora incisi, bruti e pacifici, sopra il muro dei pensieri. Mi ricordano i graffiti di Nof4 sulle mura scalcinate del suo manicomio. Poesie di fulmini.

Contemplarli troppo a lungo induce a perdere la ragione delle parole, la logica della bellezza, ma è una sospensione amniotica. La ripetitività del segno in realtà è un codice che sembra quasi confortare. Rivela un sé nascosto e parallelo: battente, graffiato: ripetitivo.

Nessuna possibile interpretazione è davvero necessaria. Un significato simbolico, morale, non è proprio della natura. Nella pioggia battente distinguo piuttosto un principio sublime: la ripetizione. Solo ripetendo è possibile affermare davvero qualcosa. Infatti il gesto ripetuto ci compone, è struttura.

Torno a guardare dritto, oltre il metronomo del tergicristalli, lo schermo del mondo, riprendendo la mia corsa insieme “agli uomini che non si voltano”. Rastrello i pensieri bagnati mentre il tuono sancisce il mio segreto. Ogni fenomeno ripetitivo è un’anafora sacra all’interno della poesia terrestre.

Con questo testo vorrei abbinare l’ultimo video che ho realizzato durante la residenza artistica “In Gaps & Patches” (7 Novembre-18 Novembre 2022).
Un intreccio di gesti, stratificazioni di sensi e collage di suono a cui ho voluto dare una dinamica che sento particolarmente intima.

In questo progetto sei performers uniscono improvvisazione e astrazione in una ricerca sul corpo nello spazio pubblico, attraverso un dialogo in progress e una ricerca di interazione con l’ambiente.

Progetto di Heine Avdal & Yukiko Shinozaki / fieldworks, nell’ambito del progetto “Oltre le mura / Beyond the walls” di Fabbrica Europa.

Performers: Carolina Amoretti, Luisa Cortesi, Valerio Palladino, Stefano Questorio, Oleg Soulimenko, Heine Avdal, Yukiko Shinozaki.

Ogni improvvisazione è stata accompagnata dalle illustrazioni e interventi visivi di Olga Pavlenko, le foto Giampaolo Becherini
e le parole di Jesse Poe.

13 risposte a “Anafore – In Gaps & Patches

  1. La ripetizione del gesto è insita nel bambino, che tramite essa ha modo di imparare il mondo. E in quale altro modo potrebbe impararlo, se il mondo stesso è costituito da infinite, sempre in evoluzione, ripetizioni di singole unità infinitesimali. È il poetico linguaggio della matematica, della fisica e della chimica che si fa opera d’arte. La bellezza dei frattali nelle piante, la poesia delle spirali logaritmiche delle conchiglie.

  2. Che video, bellissimo… i fili mi hanno ricordato i fili grigi e neri della gonna sfrangiata di “Il rumore dell’inverno”. Penso siano lo stesso filo, la stessa funzione: connettere cose, forse tutte le cose, o forse solo alcune.
    Anafora è rit(m)o…
    Che siano video foto parole, è sempre la stessa celebratrice d’intensità ad attraversarle…

  3. Molto importante questo posto, mi trovo bene: ero disorientato sulle prime, poi ho capito di dover alzare la soglia dell’attenzione. Qui l’asticella è alta ma entrando nel ritmo delle parole è come prendere il primo respiro risalendo dal fondo del mare: la prima boccata d’aria ha un sapore tutto strano e differente. Bellezza e intelletto.

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