Ripetizione insistente del morso

Il mondo è cose attaccate a sputi di coscienza.

Oppure il mondo è cose attaccate e basta, che pian piano si scollano fra loro. 

Estasi nella crepanza bruna dei tuoni, ogni ruggito è terrificante e pura bellezza. I lampi sono battiti di ciglia elettriche, sono le crepe del bussare di qualcuno che vuole entrare nella cupola del mondo. Bussa adesso nel guscio di nuvole e argilla grigia.

Conservo un ragno violino nella mia fessura. Pare sibilare un alito di freddo, quieto e inquieto, impalpabile fra le fessure di questo e quest’altro spazio lassù, là dietro, qui dentro. Mi hai detto che è pericoloso, devo farlo fuori, ma è il mio tesoro adesso, è il piano B della vita. Un morso raro che possa finalmente tagliare le mie mani, che non debbano fare, non debbano creare mai più. 

Sono le opere migliori quelle mai compiute. Sono pure, idee eteree che sopravvivono alla disidratazione. Pensa a come sarebbe gratificante non fare, non ricevere, non dare più nulla a nessuno. Privi di mani, senza l’inconveniente del peso, essere solo con l’essere, mai più con l’avere.

Di notte lo sento picchiettare sul vetro della finestra, una musica di stoffa per diciotto musicisti. Ed è come se ci mordesse senza tregua, sulle dita, sì, anche tu che non vuoi ma che in fondo menti. Ipnosi.

Loxosceles Rufescens, e tutti gli altri insetti, segreti e menzogne della casa; una cancrena si fa più larga fra le crepe del muro. Loro ci osservano, tutto il giorno, Penates di un tempo che non può esistere, che non avviene né è mai avvenuto. Mordicchiano, ipnotizzano il sogno nel sogno. Tentano di scavare un po’ con le tenaglie traslucide. Ogni tanto anche un ronzio di tela di zucchero. Mi coglie appena la tenerezza in mezzo a quel codice ovattato; il ragno violino ci appartiene e noi apparteniamo lui. I legami si sfaldano come nidi di ragno ma non ci fanno più lontani, anche quando il vuoto necrotico colma le fenditure: è un avvicinarsi, così mi pare, lo svuotare espansivo nella distanza, le mani tagliate, l’avere che si allontana.

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31 risposte a “Ripetizione insistente del morso

  1. Bellissimo, come sempre! Sulle opere incompiute mi viene in mente l’aforisma di Kafka sulla perfetta possibilità di felicità: avere un desiderio e non aspirare a raggiungerlo. L’ho riscritto in parte con parole mie perché ovviamente ora non mi viene in mente 😅
    Bella anche la foto 😯

  2. Magnifico, complimenti. Riesci a dire cose forti senza scivolare nel patetico, o nell’orrido, o nel grottesco, o nel pittoresco, a far ribollire il testo di significato fermandoti un passo prima di sfondare nell’eccesso; non è facile e non è comune, tra l’altro è una delle doti peculiari e più spiccate di Baudelaire. Brava brava.
    Lucio

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  5. Ciao Rebecca sono Divenire non riesco ancora a leggeri con fluidità ad afferrare i particolari nascosti ..ma credo sia una tua caratteristica letteraria Grazie per i cimplimenti

  6. Pingback: RIPETIZIONE INSISTENTE DEL MORSO, di Rebecca Lena – alessandriaonline·

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