Cap 2. La paura rimane incollata più facilmente ai metalli

Tai pensava ai clavi caligarii. 

Nonostante il parco della Fortezza intorno, gli alberi grassi ai lati, il laghetto zampillante, il suo sguardo volgeva solamente verso il suolo, l’erba, la strada sterrata, i suoi passi. L’unico suono concreto erano le scarpe, lo scricchiolio che producevano, il mistero del suo peso sulla strada e sulle cose invisibili che nascondeva.

Il giorno precedente lo aveva passato nel bosco dietro casa, sul Monte di Croce, col metal detector. Aveva raccolto ogni insignificante pezzetto di metallo per poi esaminarlo con più calma a casa. Quattro ore di segnali acustici, scavi, terra sotto le unghie e muffa bianca. 

C’era qualcosa di attraente nell’odore della terra umida di fine inverno. L’aria è pronta per scaldarsi, ma la terra rimane bagnata ad una temperatura indefinibile, né calda né fredda, accogliente in qualche modo.

Anche se ad emergere erano prevalentemente bossoli di cacciatori, oppure schegge di granata, scavare tutta quella terra morbida, rimuovendo per primo lo strato di foglie e poi la carne nera morbidissima, innescava un processo attraente a prescindere, qualsiasi cosa saltasse fuori dopo.

Forse la paura rimane incollata più facilmente ai metalli, aveva pensato. Il bosco non ama questo tipo di emozioni ossidate e le sputa fuori appena possibile, nel flusso di fango e foglie trasporta questi detriti il più lontano possibile dalle sue radici. È così che bossoli e frammenti di granata non affondano più di tanto ma si ritrovano a pochi centimetri di terra, nonostante gli anni.

Quel giorno ne aveva raccolti circa una trentina, insieme a qualche chiodino piegato su stesso di provenienza misteriosa. 

Monte di Croce, un posto fin troppo tranquillo, aveva visto più conflitti di quanto si aspettasse. Per primo quello col nascente comune di Firenze che nel 1154 distrusse uno dei castelli dei conti Guidi, di cui non rimaneva che qualche angolo di muro. Poi qualcosa era successo anche durante la seconda guerra mondiale, visto le numerose granate esplose, aveva rinvenuto anche un bottone di uniforme forse di provenienza tedesca. Infine la perenne battaglia domenicale dei cacciatori contro gli animali disarmati. Gli strani chiodini però proprio non se li spiegava, non erano tanto i chiodi in sé, piuttosto la quantità rinvenuta in uno spazio abbastanza ristretto. Erano indubbiamente antichi, battuti a mano, e tutti con gambo piegato verso la capocchia. Ne trovò sette. 

La sera stessa aveva cominciato a fare qualche ricerca sul web: “chiodi metal detector”, una sfilza enorme di forme recenti e più antiche. Poi ecco una foto che ritraeva una manciata di chiodini molto simili ai suoi sul palmo di una mano, il post si trovava all’interno di un forum numismatica, tale Illyricum85 raccontava del rinvenimento di un minuscolo, e molto spesso trascurato, manufatto: un chiodo di caliga. Clavi Caligarii. Eccoli.

Tai ebbe un colpo, si trattava di parti fondamentali di calzari romani del periodo repubblicano, soprattutto militari; inchiodati lungo tutta la suola avevano diverse funzioni, facilitare la marcia, muoversi meglio nel bosco, incutere terrore grazie al caratteristico suono. Apparentemente insignificanti quei chiodi avevano d’un tratto acquistato un valore enorme, almeno per lui. 

Li sentii avanzare rumorosamente dentro al bosco, innumerevoli piedi chiodati, duemila anni di echi sonanti. Data la quantità era anche possibile che vi fosse stata una piccola battaglia proprio su quella collina. Ed ecco che un nuovo scontro di ferraglia si aggiungeva alla lista di Monte di Croce. Quel boschetto tranquillo aveva assorbito così tanto frastuono, tanto quanto i frammenti che inevitabilmente vi giacevano sparpagliati. 

Quella sera non riuscì a prendere sonno, la visione di quel bosco dinamico che gorgogliava, inghiottiva e sputava fuori ogni manufatto metallico, era un boato ininterrotto fra i pensieri.

Ogni frammento era carico di suono e di tensione, come se le frequenze e le emozioni fossero un po’ la stessa cosa, dotate di magnetismo, probabilmente tossico, visto che il bosco, nonostante il peso, tendeva a respingerli in superficie.

Tai quella mattina percorreva il parco della Fortezza, attento ad ogni crepitio del terreno. Fu allora che ne ebbe la certezza. Gli oggetti assorbono, cosa e in che quantità non è dimostrabile, assorbono il sentire di coloro i quali, totalmente inconsapevoli, ne fanno uso, nel bene o nel male. I metalli specialmente assorbono il terrore e quando vanno perduti animano il suolo. La gravità, la pioggia, la pendenza, la flora, sussultano di conseguenza.

[Questo è il secondo capitolo di un nuovo romanzo che sto scrivendo. Dovrebbe uscire un capitolo ogni settimana, vediamo come va questo esperimento :D
Molto presto ci saranno anche alcune novità su un altro libro di carta, buona primavera!]

17 risposte a “Cap 2. La paura rimane incollata più facilmente ai metalli

  1. Narrativa avvincente ed avvolgente. Mi sono letteralmente sentito trasportato nei luoghi narrati e immedesimato nelle sensazioni enei pensieri provate dal protagonista. Chapeau, per trasmettere tanto al lettore non basta un testo ben scritto: occorre un testo scritto con passione e sentito in modo profondo dalla scrittrice.

      • Sei riuscita ad emozionarmi a tal punto da farmi commettere degli “orrori” ortografici nel mio commento. Scherzi a parte, complimenti sinceri!👍🏻

      • Cavoli per una scrittrice essere incuriosita da una parola non è da poco ..nel senso che il tuo giocare con le parole in un romanzo ambientato in anni addietro rende il testo interessante, cupo…insomma se ne percepisce l’era in cui scrivi. ( Rispondi solo ora perché non mi è arrivata la notifica )

  2. Superbo. Un testo armonioso, tanto da riuscire, in qualche passaggio, a far baluginare il mistero della vita. La stessa armonia, lo stesso mistero che colgo nel tuo volto.

  3. Fantastico. Mesmerico. Stimolante. Curioso come possano nascere storie da lunghi rifiuti…, cito parafrasando forse Neruda, dico nascere ma rinascere bisognerebbe dire in seguito ad, o inseguíto da appassionate ricerche.

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