L’orlo del mattino

rebecca lena polaroid sx70 manipulation

    Il vento che stramazza sull’asfalto, tossisce un po’ di ruggine dai lampioni. A tratti lo sento sfiatare odio dentro le grondaie.

Ho pensato di spalancare la finestra per farmi investire un po’ anch’io.

Immediatamente il ghiaccio ha urtato le guance già spuntate del mio viso e non ho respirato, per soffrire meno. Tutti i pori mi sono stati incisi, qualche lama si è conficcata tra le pieghe molli delle palpebre e il malessere è scoppiato subito nel mio baricentro, irresistibile, come lo stritolarsi di una bolla d’acido. Le spalle e le estremità delle dita sono i luoghi in cui fa più male, è dove il liquido sbatte. Tremano; il busto trema, e i denti mi pare di sentirli combattere fra loro. Qualche falange sussulta, mi grida di chiuderla quella finestra. Ma l’inondazione è compiuta. Disturbante, manesca, una nauseata pena, e Odio. Odio abissale violento, verso niente e quindi forse verso tutto. Chiudo la finestra.

    A volte, intingere un po’ il cuore in una soluzione potente, di qualsiasi natura, guarisce la testa. Che poi, più è alta l’intensità di scoppio, più risulta difficile distinguerne la frequenza dispersa. Amore, Odio – si riconoscono solamente dall’esito – mi suggeriscono qui sopra le tempie.

O distruggi o crei! Gridano in basso le spalle.

Divine illusioni umane – sospirano silenziosamente le mani – ciò che ci è concesso veramente è: plasmare, ed essere plasmati. Hanno ragione le mani. Le spalle e le tempie dovrebbero tapparsi un po’ gli occhi ogni tanto; quanto piacere smisurato riversano nel loro categorizzare ossessivamente i miei sentimenti, riconoscerne i sintomi, descriverne esiti e cure dentro innumerevoli cartelle cliniche. D’altronde non possono farne a meno, è una droga fondamentale e assolutamente inconsapevole. L’autoinganno, l’infusore di verità usaegetta. Spesso si annida in qualche piega o fossa buia fra conscio e inconscio, ed è impossibile scovarlo.

    A volte vorrei suonare la musica con le parole, o suonare le parole con i colori, o descrivere il ballare di una voce fra rami di diverse sensazioni. Ho chiuso la finestra, ma il vento mi ha strappato un lenzuolo, vedo il suo dimenarsi oltre il vetro opaco. La apro. Si contorce, scuotendo ogni piega e si allontana, sempre più in alto. Il gelo mi scolpisce il viso, ossigena i pori. Il sangue si accalda. Lembi bianchi schiaffeggiano il cielo per adagiarsi subito dopo sopra di lui, si dimenano nuovamente, poi si riconcedono in una tormentata passione. E in un attimo lo vedo – tra una percossa e l’altra – il cuore di lino si dispiega intingendosi di colori sciolti, lo vedo. L’orlo ricamato del mattino.

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18 risposte a “L’orlo del mattino

  1. “D’altronde non possono farne a meno, è una droga fondamentale e assolutamente inconsapevole. L’autoinganno, l’infusore di verità usaegetta. Spesso si annida in qualche piega o fossa buia fra conscio e inconscio, ed è impossibile scovarlo.”

    questo frammento è stupendo, anche tutto il resto, ma questo in particolare mi è piaciuto da morire

  2. Un proverbio recita: il mattino ha l’oro in bocca.
    Dopo la lettura del tuo intenso post si può aggiungere che è bello svegliarsi guardando l’orlo ricamato del mattino.
    Buone Feste.
    Nicola

  3. Pingback: SABATOBLOGGER 18. I blog che seguo | intempestivoviandante's Blog·

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