Lo sparo
Caro G, perché continuo a scriverti? Adesso non ricordo più nemmeno il tuo viso, chissà se l’hai conservato da qualche parte, prima di spogliarti anche di quello. Rammenti? Lo immagino […]
Caro G, perché continuo a scriverti? Adesso non ricordo più nemmeno il tuo viso, chissà se l’hai conservato da qualche parte, prima di spogliarti anche di quello. Rammenti? Lo immagino […]
Giace il campo. Le pillole fragili, sparse a semenza, sono sottili come monete per gli occhi prima di partire. Chiudo il recinto che delimita questo non luogo, ma adesso il […]
Lasciate che mi privi, dato che sono già stata privata, di ulteriori strati che ormai non mi occorrono più. I miei arti, ad esempio, come i rami vigorosi in primavera. […]
Paese di massi, il mio. Giganti di pietra serena col viso liquefatto, come se il tempo atmosferico avesse voluto scavare loro emozioni, che non hanno, per ricambiare piacevoli sguardi al […]
Non voglio intrattenere, ma guidare in tratte nere. Tutto ciò che dico è verità ricostruita e non finzione che ha origine nella verità. Non posso che sentirmi libera nello smembrare […]
Potrei quasi rimanerci per sempre, adesso che l’aria si fa mite. L’alternarsi luce buio, esultanza terrore, quiete nostalgia, è una ruota levigata da una velocità incomprensibile, e non indugia, né […]
Vedo un corpo, dentro una casa, dentro un pianeta, dentro un limbo di materia. Ogni suo pensiero colpisce le pareti con un tonfo che nessuno può sentire, forse una piccola […]
Perché io non sto, non so stare, ovunque nella normalità. E rifiuto l’intrattenere mellifluo che conforta. “Andrà bene, io sento, lei disse, ama, l’anima, liberi, vivere, vivi!”. Ho il ribrezzo […]
La pressione atmosferica ci schiaccia i pensieri sopra la testa, il tempo è dinamico e pare ricalcarne le trasformazioni. Oggi la neve mi coglie, è un sussulto, le crisalidi del […]
Svanire? Forse, e senza preavviso. Il processo fermentativo della solitudine li ha sublimati nell’atmosfera, sparpagliati in ogni singola particella, lasciando i letti disfatti, le dita scolpite nel barattolo di crema, alcuni carrelli che non fanno più alcun rumore.
Che non mi si accusi di passività, se le circostanze mi schiaffeggiano il viso e io godo delle percosse, se le pareti si fanno più spesse ed io poso l’orecchio per ascoltare, se la morte si accoda al mio passo ed io sono pronta, e la invito a guidare la salita. Non sono inerte ai fenomeni, sono trafitta, sono reticolo leggerissimo, meraviglia assente, ma infima e senza autorità; filtro di intuizione gassosa, pan-direzionale, alleggerita pure da se stessa
Esiste un posto, all’interno di un bosco molto fitto, è un’oasi incredibile, c’è sabbia, terra rossa, il cielo infinito come in mare aperto. È un luogo sospeso fra gli occhi dipinti sui tronchi dei faggi. Al centro di questa pozza satura di stupore, in una vasca di fango caldo, vive un corpo.