[…]
Nel pomeriggio il buio giunse con alcuni fiocchi. Altea osservava i fiati granulosi soffiati dalla porta che si apriva e si chiudeva. Alcuni chicchi di neve si lanciavano dentro casa e subito morivano liquefatti sul coccio.
Loro morivano al contrario, pensava, col calore. Prese il cappotto e uscì all’improvviso. Non andò lontano, trovò un angolo scuro del giardino e lì rimase ritta qualche minuto.
Chiuse gli occhi, sollevò il naso fino al cielo. La neve ingoiava tutti i suoni del mondo. Nessun rumore dal cielo o dalla terra, se non lievi fruscii (forse erano le grida dei fiocchi che precipitavano). E poi c’era un boato, sordo, forse era l’eco del cosmo. Il cielo si era compresso come un tappeto rovesciato, fra i suoi filamenti cadevano ritmicamente piccoli oggetti di suono, come i residui delle scarpe di chi aveva camminato là sopra. Picchiettio di ossicini dal cielo, ad un tratto, tremuli schizzi ovattati d’arancio cominciarono a filtrare dal tappeto di nubi. E il boato, sooooordo, oscillatorio, tornava sempre, regolare. Altea spalancò i suoi timpani come un diaframma fotografico. La neve era composizione. Tocchi scrinzi e sussefugi, e piccoli critti a grattare il boato, e l’imbrainarsi dei turbini di fiolivelli inverditi. E ancora lisme acute di rimbalzo, sul velluto del silenzio, strissi filunghi in picchiata fra scie frattate di ralgido. Che baci aguzzi morivano sulla sua pelle. E ad ogni brivido gli occhi, le orecchie e le narici regredivano, non sentiva niente, davvero, tutta quella mescolanza di suono, non era suono, e non colpiva davvero i timpani ai lati della sua testa, era senso, forse di coscienza, o forse d’immaginazione, era un senso nostalgico dell’ovunque vuoto, e zeppo di nulla.
Era un finissimo forasma di polvere nitrata d’argento. Aprì gli occhi. La neve. Tornò in casa.
[…]
Hai un vocabolario notevole! Molte parole non sapevo neanche che esistessero :)
Alcune immagini che hai descritto arrivano invece immediate ;)
Infatti non esistono ;)
Infatti non le avevo cercate 😄
Mi son fatta guidare dall’immaginazione.
<3 è il senso vero!
great :)
bello e molto poetico, brava!
Grazie infinite:)
La parte con le parole inesistenti è quella che più si sente “fino al limite delle cunfee” (tanto per citare il maestro, cap. 68)
<3 grazie, il maestro…me lo porto ovunque quel suo librone
Io ci avrei allegato al libro anche un video cd: dove si sentono tutti quei suoni,quelle voci in primo piano e in eco. Bye! :)
Esiste un video con tutte le voci e suoni dei lettori!
Eccolo qui :)
Yes! era questo.Fantastico!
Che bello! *_*
che brava….
io scrivo cose vere e terribilmente terrene. Tu voli.
Good
L’ha ribloggato su Alessandria today.
“Profondità”.. Un saluto
Bellisisma amo la neve è una delle mie passioni…stupendo <3
Davvero bel pezzo. Sembra di essere lì a gustare nel silenzio il suono dell’ inverno. Isabella
L’ha ripubblicato su Sensual Silviae ha commentato:
condivido questa “porzione” di bellezza non mia :)
<3
:*
Pingback: IL RUMORE DELL’INVERNO, ESTRATTO, di Rebecca Lena – alessandriaonline·
Pingback: IL RUMORE DELL’INVERNO, ESTRATTO, di Rebecca Lena – alessandriaonline·