Giace il campo. Le pillole fragili, sparse a semenza, sono sottili come monete per gli occhi prima di partire. Chiudo il recinto che delimita questo non luogo, ma adesso il terreno è fertile; come una sacca sonante che potrei scuotere ancora un po’ per ascoltare il tintinnio di senso sparso, quasi aghiforme, che forse ferisce lievemente i timpani di chi vuole ascoltare (talvolta invece ne spalanca i segreti).
La sera, il silenzio mastica il buio senza alcun gemito, mi stendo sul corpo frammentato ma connesso in ogni parte da uno speciale mastice d’oro, etereo e brillante, che ne lascia in vista le cicatrici; le punte delle dita sono libere di ripercorrerne le trame che d’un tratto si fanno segnali, segni di intuizione naturale, lettere: le vocali, porose, sussurrano come fosse abissali, le consonanti cigolano nettamente come cardini ossidati. É quasi una preghiera questo respiro del mastice fra le zolle; niente sconvolge di più il fondale del sentire quanto la poesia spontanea che filtra fra le fessure.
Giace l’uomo nella sacca delle parole, ed è solo là dentro, lo studio perpetuo lo sfinisce e lo consuma – diviene più cavo, ma accogliente – nella ricerca di una o più combinazioni ancestrali che spalancano al sublime. E quando scova anche solo una di esse e l’occhio si fa minuto nella serratura iridescente, è subito melodia di echi e contorcersi di ingranaggi antichi o scoppiettio di baci: l’approssimarsi alle viscere profonde nell’automa di Dio.
57 giorni in compagnia di me stessa, fine.
Stupendo! Un testo davvero scritto bene e profondo a livello emotivo. Aspetto di leggere altro, magari inizio a dare un’occhiata al tuo blog.
grazie mille! oggi si conclude questa serie di testi brevi e autoritratti, sicuramente proseguirò, ma con meno costanza.
Ti capisco, io ho lasciato dei buchi di mesi nel blog perchè pensavo di non avere il tempo. Ora per fortuna ho più spazio per me stessa, il che mi accende ulteriormente la fantasia!
Questa era tosta da interpretare e assimilare… :o
niente da interpretare, chiudo la mia serie di testi brevi, che vedo un po’ come semi sparsi sopra un campo fertile (i lettori), o come una sacca sonante di monete, o quasi come le parti del mio corpo precedentemente mutilato e riassemblato con la tecnica kintsugi.
E poi nulla, quanto è bello rifugiarsi nelle poesie, specialmente quelle che mi capita di sussurrare da sola la sera, fra le mie coperte (ne ho sei che recito a memoria quando voglio riscoprire la mia capacità di sentire davvero qualcosa).
La poesia, intesa come combinazione magica di parole – “apriti sesamo” – che non spalanca porte ma permette di sbirciare nella serratura il sacro mondo del sublime (le viscere metalliche di questo automa divino).
Capito: la poesia è quella lingua che ti permette di lanciare gli incantesimi più potenti. :)
Ne so qualcosa, forse è per paura che mi sono allontanato dai versi… ma sto rimediando! ;)
A chi lo dici…la poesia calma.
Poesia = strumento di apertura mentale e spirituale.
esatto, anche solo “apertura”, come accesso ad una dimensione superiore
Quando la parola si libera e prende il volo. Si scioglie dall’abbraccio delle consuetudini e fluttua. Non devi rincorrerla perché è lei che ti insegue e ti stordisce. Grazie Rebecca.
grazie a te! :)
l’intero si fonde nella parte,
testimone il kintsugi di ciò che è stato
e della rinascita,
nuovo eppure antico,
di seminato e ri composto.
Il tatto sente il leggero curvare
e ciò che si rapprende in sé
suona.
Silenzio di parola, d’essenza,
profumo lieve di metallo che sfalda
e tocca il gusto
per l’ attimo del sentire
come pensierospirale
compiuta che fugge e avvolge.
Grazie, è bello immergersi nei tuoi racconti
Ogni fine è un nuovo inizio
Mi piacerebbe fare qualcosa con te. Può darsi che ci spinga entrambi oltre i nostri limiti . La benzina per andare avanti spesso segna rosso.
Se ti andasse di rischiare…
Interessante!
È stato tutto PERFETTO nel duplice significato: italiano e etimologicamente latino. In italiano, come voi ben sapete, è sinonimo di OTTIMO. Purtroppo dal verbo latino PERFICERE significa che qualcosa è stato portato a termine, quindi è morto, defunto, sepolto. Grazie Rebecca per questo periodo di affinità. Ti ho amato e molto ma anche questo è PERFETTO questa volta in senso latino. È finito TUTTO
Bellissima poesia, molto toccante. Colgo l’occasione per ringraziarti dell’assiduità con cui mi segui e per dirti che ti ho nominata nel mio ultimo articolo, credo che sia una bella iniziativa per far conoscere i vari blog. Grazie davvero.
Devo ammettere che mi spiace leggere quella parola… “fine”.
Tornerò su queste pagine. A mio avviso davvero preziose. E’ così quando un piacere si rinnova a ogni (ri)lettura, durando a lungo.
Una lettura che mi è piaciuta fare. Particolare e originale. Complimenti. Buona serata inoltrata. Isabella
ciao, i caratteri che usi sono troppo piccoli e faccio fatica a leggerli, come si può fare?
Da dove leggi? Computer o cellulare? Non mi è mai capitato che qualcuno ci leggesse male :)
computer, lo tengo a distanza per il laser che mi piace poco, poi sono anche vecchio e non ho più la vista di una volta, nel mio blog uso caratteri più grandi, so che con l’editor di word press le misure sono queste ma me uso un editor off line che mi permette una formattazione migliore, si può usare anche office.
Entro fine settimana vado alla Feltrinelli, voglio il cartaceo.
sempre meglio!
Meraviglioso complimenti
Veramente bellissimo ,complimentiamo
L’ha ripubblicato su Alessandria today @ Web Media. Pier Carlo Lava.
Bello conoscerti, Rebecca. Leggerti mi emoziona. Nel tuo scrivere c’è acciaio, fuoco, rabbia addomesticata per farti capire da chi capisce, dolcezza che piange. Un abbraccio
Molto onorata, ti ringrazio tanto :)
Molto intensa la tua scrittura, Rebecca. Ti leggerò. Buona serata. 🌙